Raffaella Zavalloni è nata a Savignano sul Rubicone nel 1956. Vive e lavora a Cesena. Felicemente autodidatta, disegna e dipinge fin dall’infanzia. Dopo gli studi di Filosofia all’Università di Bologna, indirizzo estetico, ha disegnato e realizzato costumi teatrali, pubblicato atlanti naturalistici di animali e piante, dipinto arazzi. Da una decina d’anni il cartone ondulato è al centro della sua ricerca artistica. | Sismografie dell’anima, potrebbe essere il titolo drlle originali opere di quest’artista cesenate, “regina” nell’arte della metamorfizzazione della carta e del cartone ondulato. Un materiale povero che, grazie al suo estro, si trasforma in fondali marini e in paesaggi a forte densità emotiva. Marisa Zattini |
Attività espositive
1995/2009 - Macfrut, Cesena
Aprile 2006 - Personale “Onduline”, Foyer del Teatro Bonci, Cesena
Maggio 2006 - Rassegna “della Natura”, Il Vicolo, Cesena
Giugno 2006 - Rassegna “del Labirinto”, Il Vicolo, Cesena
Ottobre 2007 - Personale “Piccole Eternità”, Il Vicolo. Cesena
Marzo 2008 - Personale “Sismografie”, Foyer del Teatro Bonci, Cesena
Marzo 2009 - Collettiva “L’arte del riciclaggio”, Il Vicolo, Cesena
Novembre 2009 – Sfilata di abiti di carta alla trasmissione RAI “Alle falde del Kilimangiaro”
Ottobre 2010 – Installazione “Farfalla”, Macfrut, Cesena
Ottobre 2010 – Mongarte. Racconti plurimi del Riciclaggio, Sogliano al Rubicone
La mia infanzia è un ricordo felice e vicino. Sono nata in una stanza assolata affacciata su una terrazza sospesa sul Rubicone. Il fiume è stato il mio paesaggio per quattordici anni, un panorama di acqua chiara e rassicurante d’estate, spaventosa e scura nelle fiumane d’inverno. E’ là che ho scoperto il piacere di guardare, di stare a guardare lo scorrere dell’acqua, il ritorno delle stagioni, il vivere e morire di animali piante e fiori. Guardare era come giocare con gli occhi, aperti sulle forme e i colori, meraviglie reali e fantastiche di un teatrino quotidiano spalancato attorno a me, che mi faceva venir voglia di cantare ballare e disegnare. Ho lasciato la mia infanzia sul fiume, ma ho conservato tutto: la danza, che ancora s’impadronisce di me, e mi fa vivere figure descritte col corpo. Il canto, in una corale polifonica, dove mi hanno insegnato che il disegno delle note sul rigo può trasformarsi in musica, ogni segno un suono che fa vibrare da fermi. Il guardare mi ha sempre accompagnato, coltivato come una necessità, un’inclinazione da rispettare e assecondare, una beatitudine. Così il disegnare: sui sassi i cocci i muri della mia terrazza da bambina, o le stoffe le carte il legno da grande. E ora il cartone ondulato, al centro della mia ricerca per la sua bellezza nascosta. E’ un materiale semplice, mutevole: ha due facce lisce e in mezzo un’anima segreta, ondulata. La luce gioca con la sua trama, crea ombre e le muove. Si lascia dipingere, sbucciare, modellare, creando forme e volumi: è onda scolpita, treccia, ventaglio, e cambia al movimento dello sguardo. Lasciato al naturale, col suo colore avana, è di una bellezza evocativa e discreta. L’intervento del colore ne rivela una natura mimetica: diventa legno, plastica, metallo. Il colore è un elemento puro, un pensiero. Colori apparentemente contrastanti, stridenti, possono creare armonia, esaltarsi l’un l’altro in combinazioni di toni e timbri, come gli strumenti musicali in una sinfonia, o le diverse voci di un coro. Il mio fare ha un’andatura emotiva, istintiva. Lavorare il cartone è una tecnica che richiede invece tempo e precisione. E’ materia ordinata che accoglie il mio caos, è la stasi che incontra il mio moto, è il tempo del mio fare racchiuso e sospeso in un fermo immagine. Perché tutto passa, ha una termine, finisce. Fermare il movimento e lasciarlo lì è esorcizzare la fine, il passare. La pittura, la scultura, come mia personale ricerca della bellezza, di forme che danzano e di colori che cantano, nel fluire di un tempo sospeso. Perché, come scrive Hillman, “La bellezza è il modo in cui gli dei toccano i nostri sensi, raggiungono il cuore, ci attirano alla vita.”
R.Z.